Capitava, per puro caso, di incontrarci sbrigativamente in città.
Da diversi anni non avevamo neppure avuto la possibilità di organizzare “una rimpatriata” come più volte suggerito da ognuno di noi.
Posteggiare in centro fu un problema. Iniziò a piovere. Quando entrai al ristorante, bagnato fradicio, gli altri due, Marcello e Paolo, erano già seduti. Conoscevo da anni il vecchio ristoratore ed il figlio, ora gestore del locale, detto Puck, forse per la parte che aveva recitato, con riconosciuta maestria, a scuola, nel “Sogno di una notte di mezza estate” Come sempre, assieme alla prima bottiglia, si accese la discussione; Governo, Parlamento, le grandi opzioni ideali. Ero certo di essere, assieme alla mia generazione, uno sconfitto; la sensazione di fallimento di un sogno politico che pure, noi tre, avevamo condiviso, pareva essere solo mia. Non volevo che la serata finisse per intristirsi. Provai, più di una volta, a cambiare discorso, ma – è la maledizione, forse, di chi ha fatto politica attiva per anni – ogni tema affrontato riapriva argomentazioni ideali, storiche, attuali: la sinistra, la società, l’amministrazione locale; la sanità, i vecchi ed i nuovi diritti. Gli antipasti ed i tortelli d’erbetta per fortuna consentirono una sosta. Appena portati via i piatti, mentre eravamo in attesa dei secondi, l’amico Puck venne a comunicarci: “Siete restati gli unici clienti nel locale. Potete fumare!” Gioia immensa ed immediata tristezza: ero il solo. Eppure avevano fumato come turchi! Anche dal fumo ripartì il dibattito politico e questa volta furono affrontati i temi della prevenzione, delle biotecnologie, la bio-medicina, i ritardi paurosi nella comprensione della velocità con cui la società evolve “…ma è poi vero, ragazzi, che questa sia la evoluzione?!” Riprovai a ricordare le storie giovanili vissute assieme. Mi accorsi che avevamo bevuto un’altra bottiglia prima che arrivassero i secondi. Ero il più critico verso i Partiti. Il ristoratore, nonostante l’orario, sembrava piuttosto soddisfatto. La bottiglia di Gaja che avevamo appena finito degustando la lombata, era la quarta dopo quella di Lambrusco, di Barbaresco, di Prosecco. Quasi incredulo Puck portò la bottiglia di champagne. Fu invitato a condividere il brindisi. Finalmente il caffè! Una, due, tre sigarette. Poi Puck, da quel folletto in cui si stava trasformando, lasciò sul tavolo la bottiglia di cognac. Due voci si alternavano; “Abbiamo insegnato a tutto il mondo l’arte, la cultura, il diritto…..Eppure, siamo ancora a discutere di una eventuale alleanza Casini – Passera…” Mi stavo assentando. Ero in un altro mondo. Sentii la mia voce stridula, cattiva, spudorata, venire da lontano: “E’ sempre stato così….è storia vecchia, conosciuta: non possono esistere Casini senza passera. “ Sentii ridere, ma ogni cosa, come in una favola, svanì e apparve un altro mondo.. Chi … chi era quella gente? Stavano tutti seduti, a testa china. Dai finestroni – mi parvero gotici, ma potevano essere tranquillamente romanici o barocchi o fatti ier l’altro - – entravano raggi colorati; una sorta di soffuso arcobaleno pulviscolare che sembrava volesse perlustrare e rendere allegri, anche i più remoti e bui ragnatelati angoli della monumentale, cadente costruzione. Le signore avevano il cappello. Poi, un canto; voci di bambini salmodiavano un coro mai sentito. Tutti, all’improvviso, si alzarono; una elegante giovine dama mi allungò la mano sussurrando qualcosa, poi un uomo ed ancora un altro ripeterono il gesto. Non li avevo mai visti. Mi sembrava di stare sognando. E perché ogni tanto appariva la faccia gioviale di un Puck saltellante o librato in aria ? Era il ristoratore o il Puck del “sogno di mezza estate? Una lontana voce si fece più chiara. “…il nostro Filippo, l’amico Filippo, il fratello Filippo, uomo probo, generoso, padre esemplare, educatore ineguagliabile……Ho sentito tante storie su di lui: giovane insegnante – mi perdonerete il termine – perennemente incazzato col mondo degli ipocriti, dei sepolcri imbiancati e incuriosito dalla ricerca medico – scientifica. I suoi dubbi scritti sul diario di quegli anni: “Fino a dove può spingersi la ricerca? Non si rischia di mettere in discussione quelle che fino a pochi anni orsono erano certezze?” Quante volte gli amici ricercatori delle Università della nostra Repubblica di Giurislandia lo hanno incoraggiato: ”Filippo, noi, ricercatori, scienziati, partiamo da un presupposto non “ideologico – religioso”: la conoscenza è uno strumento, un dono . I tuoi dubbi non hanno senso. Perché mai, tu, credente, puoi pensare che il Creatore dovrebbe essere contrario agli sviluppi della scienza? Allo sviluppo dell’umanità?” Chi era a parlare? Da dove veniva quella voce? Un raggio verde mi abbagliava…poi vidi una figura dietro ad un leggio: un monaco; indossava un saio con i colori della bandiera della Pace. “Si, sono oramai cose note, fu uno dei primi a battersi per rendere possibile, la necessità del trapianto, nei casi di Parkinson e dell’Alzheimer, delle cellule staminali - derivate da un embrione - alla parte del cervello colpita rigenerando così parte del tessuto danneggiato. Scrisse a Parlamentari, Medici, Associazioni, studiosi, organizzò manifestazioni e dibattiti. Tentarono di ridicolizzarlo: “Un non medico, un maestro elementare che si erge a vate della scienza medica.” E il nostro Filippo fu oggetto di una vera e propria campagna di diffamazione, denigrazione a mezzo stampa e Tv. Ebbe dapprima l’ironia degli scienziati titolati da curricula accademici lunghi decine di metri e della stampa locale; poi l’unanime riconoscimento anche dei dapprima scettici che in seguito divennero i fondatori delle nuove terapie che oggi, in ogni paese d’Europa, vengono utilizzate per debellare malattie ritenute incurabili o per prevenirne gli effetti” Ma Filippo, che ora qualcuno incensava, si limitava a ripetere: “Io? Non ho fatto nulla. Io insegno a leggere, a scrivere e qualche nozione di storia e geografia, di grammatica e di “educazione civica” la più vera e grande rivoluzione non ancora attuata del secolo. Ma abbiamo ben imparato – i giochi di potere sono incomprensibili - che anche la ricerca non è affatto autonoma dagli indirizzi politico – culturali dominanti. E a me pare, senza offesa per i credenti, che la Chiesa non abbia ancora capito la lezione di Galileo!” Qualcuno alla mia sinistra piangeva silenziosamente: era una signora sulla sessantina. “…e siamo qui, assieme alla figlia Anna per dare l’estremo saluto al nostro fratello Filippo” Poi mi trovai su una strana, silenziosissima auto. Un giovane, obbedendo alla voce di un navigatore satellitare, guidava in stradine di campagna. Altre auto, di modelli mai visti, sembrava pattinassero scivolando via senza rumori: erano tutte elettriche? Un grande spiazzo: il parcheggio. Una folla vi si riversò. Il monaco benedisse la bara. No, non ci potevo credere. Non poteva essere vero! Poi Anna disse qualche parola: “Mio padre, per tutta la vita ha ripetuto: “Ho compreso dalle centinaia, migliaia di letture e dalla diretta esperienza della vita pratica che il corpo umano, maschile o femminile, nonostante i rifiuti che produce in quantità incredibili e sconosciute ai più, nonostante le piaghe, l’invecchiamento cellulare, le sofferenze, o forse proprio per tutto questo, resta un affascinante mistero, qualcosa di straordinariamente bello, incomprensibile anche a coloro che lo hanno studiato per decenni. Questo…” soleva affermare : “è il più grande e vero miracolo della creazione.….” . … Anna si riprese prontamente dalla commozione : “Ha vissuto 93 anni. Mia madre raccontava la prima delle sue “mattate” come sosteneva l’allora Direttore Didattico : poco dopo l’inserimento in ruolo , si erano appena conosciuti, col primo stipendio acquistò centinaia di profilattici. Organizzò una distribuzione pubblica, all’aperto. A quei tempi era davvero disdicevole. Preparò dei volantini “Ai giovani maschi voglio ricordare che la sessualità è un diritto ed un piacere. Ma , nonostante la troppo facile promiscuità non siete, non siamo animali: il rispetto e la responsabilità per la ragazza, per voi stessi, per la vita è prioritario; non fate sciocchezze: proteggetevi e proteggete lei. Pensate sempre che ancora prima della “maternità responsabile” che è comunque fase successiva al rapporto - ed è una frase inventata dai maschi - dovreste, cari maschietti, proprio voi, proprio noi, considerare per primi il problema vero della “paternità responsabile.” Alle coppie sposate suggerisco: Usate il profilattico: sono troppi i figli nati da…incidenti di percorso: Maternità a paternità consapevoli. Il diritto di scegliere! Il diritto di libertà. L’autodeterminazione!” “Dimesso dal reparto , volle vedere e rivedere tutta la documentazione sanitaria. Dopo due settimane chiamò me e mia figlia Gigliola, anche lei, come me, medico. “Nipote mia..” le disse : “…fra giorni o settimane verificherai l’offuscamento della mia mente; comprenderai che anche la morfina avrà terminato, come tutte le cose, la sua funzione. Allora sappi che ho già comunicato al responsabile clinico, al Comune, – e siccome ancora non mi fido delle Istituzioni – ai miei amici e al Notaio, che desidero e pretendo, nel pieno possesso delle mie facoltà mentali – forse ancora per poco - . pretendo e desidero, prima che anche il cervello venga triturato nella logica del degrado biologico che, purtroppo, appare immanente stando alla documentazione sanitaria consegnatami, allora …. ho chiesto che il Servizio Sanitario Nazionale possa, col mio plauso, provvedere a ….liberare la mia anima - che anche troppo a lungo è stata prigioniera dentro questo involucro prossimamente inutile. Non so quando il tutto avverrà: giorni, settimane, mesi? Ma quando comincerò ad avere paresi totali negli arti, a non rispondervi, a non dimostrare più alcuna curiosità per i miei libri, per voi, …è allora che dovrete chiamare perché sia posta fine ad una inutile, non dignitosa, sofferenza. Per tutta la vita ho rivendicato autodeterminazione!” Anna si guardò attorno, asciugò una lacrima e riprese: “…La cremazione, nei tempi della mia gioventù, era ancora considerata una pratica peccaminosa, arbitraria, crudele. E’ noto che all’interno della bara….” alcuni intermittenti singhiozzi sembrarono impedire il prosieguo e non tutte le parole giungevano chiaramente “…si verificano fenomeni ….. gas e inevitabile fetore….e vermi ….Pulizia interiore ed esteriore, …anche ecologicamente….pulito….Certo, nessuno, neppure il più grande scienziato, anzi questi meno di altri, ……polvere ritorneremo inevitabilmente. Dignità in vita e nella morte.” Si soffiò ripetutamente il naso. Elegante, signorile anche in questo. Furono in tanti ad andare ad abbracciarla. Il sarcofago venne inserito. Timidissimo chiesi al frate: “Quel saio…..chi siete? A quale ordine appartenete?” “Figliolo mio, ma dove vivi? Ci definiscono “Gallisti”. Siamo i seguaci di un prete che anni addietro organizzò la comunità di San Benedetto al Porto a Genova: Don Andrea Gallo. Hanno fatto di tutto per fermarci, ma oramai siamo centinaia. La nostra fede nasce da due pilastri: la “Pacem in terris” che come vedi ostentiamo anche simbolicamente - e la concezione che Don Andrea espresse in un’intervista: “Dio è una buona notizia. Non è lui che nutre l’odio e la costrizione. Bisogna uscire dal dogmatismo perchè dalle imposizioni è facile cadere nel fondamentalismo e nell’integralismo. Quella del cattolicesimo è una proposta: vuol dire: Se vuoi. Tu, figliolo, vuoi?” Ma come? Così all’improvviso! Non risposi. Annichilito! La folla – c’ erano centinaia di giovani - iniziò a muoversi verso le auto. Ci allontanammo. L’autista mi passò il giornale che stava leggendo. Lessi la data: 30 ottobre 2064. Cosa stava succedendo?! E quell’improvviso terremoto….tutto ballava. Perché ora mi strattonavano? Cosa …cosa….chi…. quella voce: “Svegliati! Sono le tre e mezza!” Chi era quel tipo sorridente e violento? “Ti sei addormentato sul tavolo! I tuoi amici se ne sono andati da un paio d’ore!” cosa ci faceva lì Puck diavoletto ballerino, con le dita ricoperte di rametti e foglie? “Sciacquati la faccia! Ti porto un caffè, anzi un doppio caffè! Vaneggiavi! Parlavi del duemilasessantaquattro. Ma mancano cinquantadue anni.” La figlia di Filippo, il monaco dov’erano andati tutti? Puck sorrideva; “Dai, ti chiamo un taxi. L’auto te la porto domani! Scusami: sono costretto . Non posso neppure lasciarti dormire sul divano dell’altra stanzetta. Domani chiudo, come ti ho detto. Fra quindici giorni verrà mio fratello a riaprire. Non so quando ritornerò. Ma stai ancora sognando?” Lo scrutavo, ma i miei occhi gonfi non vedevano bene. Il ristoratore, mi aiutò ad alzarmi. Mentre camminavo adagio mi sembrò che stesse mimando un elfo: saltellava profondendosi in inchini e balletti e riprese: “Or volo via come il Puck vero; porto la moglie mia là, nell’Ispania ove l’eterologa inseminatio è consentita…” “Ma .. .cosa ca…dici Puck, tu sei toccato? In Spagna? . ..per una nuova vita?!” “Si, sai ben che qui è proibita….” “Proibita??…Ma , … cosa vai cianciando, qui è l’Italia la culla della storia e del diritto. Qui siam a Giurislandia, buon folletto!” Ei mi rispuose: “Sei inver ottenebrato nella mente giacchè di Bacco il siero t’ha ubbriacato. Quanto pazzi o amico mio sono i mortali” E continuò: “Qualora la mia ombra t’abbia offeso, immagina d’avere fatto un breve sogno. Indulgente tu sia e quel ch’ affermo, ancor che non ti piaccia, non t’aggradi considera pur Puck, un mentitore. Lieta ti sia la notte caro amico, ma la tua Italia - credere mi deggi giacchè sono folletto e super partes - conosciuta non è per … più diritto ! E’ solo una vocal ch’il differenzia: questo paese è ….per il più dritto!”
Eppoi sparì già pria ch’io replicassi. E fu così che m’addormii…. …………sul taxi!